Auschwitz. Ero il numero220543

Visualizza immagine di origineTitolo: Auschwitz. Ero il numero220543;

Autore: Denis Avey con Rob Broomby;

Casa editrice: Il giornale;

Genere: Guerra;

Traduzione: Elena Cantoni.

 

 

Trama: 

Denis Avey, è un novantunenne, che accolto dal premier Gordon Brown, per raccontare la sua storia. Da quì Denis racconta tutte le sue esperienze da soldato inglese contro gli italiani, la sua terribile esperienza ad Auschwitz e la sua liberazione. Tutto incominciò quando era ragazzo, e con una frebile voglia di avventura partì per militare, aveva un abile utilizzo delle armi da fuoco. Partito riscontrò problemi, sorrisi e alcune battute, non sapeva cosa lo stava aspettando. Quando, partí contro i nazisti italiani. Uccise  molti soldati nemici e successeró molte altre avventure che non vi svelerò.  Si fidanzò pure, ma poi partì nel Blu, per andare  da soldato contro gli italiani. Gli aerei erano una rottura di scatole, soprattutto il modello Savoia, quelli si che erano forti. Anche i Khamsin, i cosidetti venti di sabbia del deserto, non scherzavano. Nel deserto i soldati semplici erano trattati come prigionieri, mangiavano a volte, carne in scatola ed erano quasi sempre in carenza d’acqua, d’ inoltre non bisognava mai abbassare la guardia. Un giorno con tutta la seconda parte della squadra 2RB, (di cui Denis era membro); partirono contro gli ultimi italiani che costeggiavano ai limiti del deserto, i quali  fecero un’imboscata. Denis e il suo compagno Les, cercarono di scappare, correndo all’impazzata con il carro armato, ma quando svoltarono per  non prendere un bomba, una di esse entrò nel carro armato e Les morì. Denis fu catturato dai nazisti e medicato (stranamente). Tentó di fuggire più volte, ed più volte fù rispreso e riportato in delle solide di prigioni. Quando un giorno ci riuscí,  e per sopravvivere rubó del cibo nelle  fattorie. Fece a piedi per giorni e giorni una lunga camminata dalla Grecia  a casa  sua in Inghilterra. Però quando passò vicino alla Germania venne catturato e i nazisti lo presero e lo portarono  in dei treni. Insieme ad altri soldati inglesi di guerra, venne portato alla IG Farben vicino ad Auschwitz-Monowitz ed a Auschwitz III. Anche loro lavoravano per i tedeschi, sopratutto, lavoravano anche affianco agli ebrei, che erano trattati peggio degli schiavi. Quel posto puzzava da morte, e tra poco non si poteva neanche camminare, il terreno era tempestato da quei  poveretti morti. Gli ebrei erano quasi delle “ombre” da quanto erano magri e senza forze. All’interno di quel campo da sterminio non c’era pietà, non c’erano emozioni, non c’era nulla. Un mozzicone di sigaretta poteva diventare un tesoro come oggetto di scambio, sopratutto per procurarsi del cibo in più. No, che i soldati fossero trattati molto meglio, ma almeno non erano lì per essere sterminati. Loro avevano un pò di più cibo degli ebrei, e anche una branda dove dormire. Tutto questo era consentito dalla Convenzione di Ginevra, che conferiva ai soldati  di avere un pò di protezione in più. Visto che lavoravano fianco a fianco, Denis conobbe due ebrei Hans ed Ernie Lobet a cui un giorno fece dei grandi favori. Denis all’interno del campo si sentiva impotente, e voleva assolutamente vedere cosa succedeva all’aldila della IG Farben. Denis scambiò  la sua  casacca da militare con il pigiama a righe di Hans e visse sulla sua pelle quel posto  infernale.  Ernie era un ragazzo in gamba, e per questo grazie alle comunicazioni tramite la Croce Rossa e i soldati inglesi, Denis riuscì a farli un regalo, 500 pachetti di sigarette. Era diventato la persona più felice su questo mondo, ed Denis lo era ancora di più. Nel 1945 i bombardamenti amici erano sempre più forti, e i tedeschi furono costretti ad abbandonare il campo e far fare una lunghissima marcia nella neve a tutti i sopravvisuti. Denis in quell’occassione scappò e poi venne riportato a casa dagli amici russi, che combattevano i tedeschi. Denis era felicissimo del suo ritorno a casa, 8 anni dopo, ma una volta arrivato lì, la vita diventò monotona e i suoi incubi sempre più presenti, fino a farlo impazzire. Solo a ottantanni lo intervistarlo, perchè negli anni prima, a queste cose non si credeva.  E oggi grazie a questa intervista con il premier e il suo magnifico libro abbiamo scoperto la verità.

Giudizio:
Questo libro è molto forte, lo consiglio a chi non è debole di cuore, sopratutto per i suoi racconti di Auschwitz, e di quello che succedeva lì.  Io mi sono veramente immersa in questo libro, ed è un libro importante, che va letto almeno una volta nella vita.

Spero che il mio riassunto vi sia piaciuto,

                                                                         spero di non avervi appesantito troppo questo argomento,

                                                                                                                                                                                      alla prossima.

Lion

12 pensieri su “Auschwitz. Ero il numero220543

    1. lion Autore articolo

      Ciao Corvo, grazie per la tua recensione! Potresti indicarmi quali sono i miei errori, perchè i non ne trovo. Sarò molto felice di migliorare il mio testo.

  1. escobar

    Ciao Lion , a me incuriosiscono e piacciono molto questi libri , mi è piaciuto molto come hai spiegato , spero di avere la possibiltà di leggere questo libro ma soprattutto di visitare Auschwitz , un bacione da Escobar , ciaooo !!!

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